mercoledì 13 agosto 2014

20° tappa: Carpegna (PU) - conosciamo la provincia

Buongiorno,
vi avevo accennato nella pagina di Testimoni d’Arte su facebook che avrei aggiornato il blog con due nuove tappe nella mia bella provincia Carpegna e Cavallino di Urbino.
Intanto mi limito a descrivervi la prima poi se riesco entro domani l’altra tappa altrimenti rimandiamo tutto a settembre.
Carpegna,la visito spesso poiché i miei hanno un piccolo appartamento.

E’ un comune italiano di 1682 abitanti nelle Marche in provincia di Pesaro – Urbino. Il territorio del comune è interessato dal Parco Naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello di cui è la sede capoluogo. Una fitta rete di sentieri ben segnalati permette delle escursioni sempre interessanti.
Il paese si stende in longitudine lungo le pendici meridionali dell'omonimo monte, a 748 m s.l.m., ed è una "stazione climatica". Accoglie numerosi turisti in estate nella maggioranza anziani e famiglie con bambini grazie al suo clima particolarmente mite e asciutto. In inverno è possibile praticare a livello locale lo sci e lo snowboard nelle rinnovate pista da sci del Monte Carpegna.
Il territorio comunale include anche ben due exclave, una identificabile nella località Palazzaccio, compresa tra i comuni di Borgo Pace (PU) e Sestino (AR) e l'altra, identificabile nella località Torre Fossati, compresa tra i comuni di Belforte all'Isauro (PU),Mercatello sul Metauro (PU), Sant'Angelo in Vado (PU) e Sestino (AR).
STORIA DELLA CITTA’:
Nel 962 un conte Ulderico di Carpegna, suo presunto discendente, riceve dall'imperatore Ottone I la conferma sulle terre di dominio e di altri feudi in Montefeltro e Romagna che ne legittima il titolo di feudo imperiale (documento poi rivelatosi falso).
Le giurisdizioni dei conti di Carpegna, situate tra il Montefeltro, la Massa Trabaria e l'alta Valtiberina, a cavallo della dorsale appenninica tra Umbria, Toscana, Marche e Romagna, arrivarono nel Medioevo a comprendere alcune decine di castelli. In età moderna erano costituite da otto castelli, di cui quattro erano compresi nella contea di Carpegna e altri quattro nel principato di Scavolino. Si trattava di Feudi Imperiali, territori praticamente indipendenti, autonomi dagli stati confinanti (lo Stato Pontificio, il Ducato di Urbino - a vantaggio del quale erano andati diversi castelli prima dipendenti dai Carpegna e in cui i suoi Signori, i Montefeltro, rivendicheranno sempre anche il feudo di Carpegna come proprio - e il Granducato di Toscana).
 Questi feudi imperiali di Carpegna rimasero in vita fino al 1819, quando furono devoluti al Papa.
Nel 1463 alla morte del conte Francesco, gli eredi si dividono i possessi della contea, originando le due linee dei conti di Carpegna di Castellaccia e di Carpegna di Scavolino Gattara. Nel 1670 il cardinale Gaspare, divenuto molto influente nella corte romana, riesce a vedersi riconoscere per la contea a vita notevole autonomia. Erige come sua sede oltre il palazzo a Roma, una imponente residenza nel paese. La contea ha così un mulino per la produzione di polvere da sparo che le incrementa notevoli entrate, riceve il privilegio papale di commerciare il sale acquistato a Rimini allo stesso prezzo di ogni altro stato sovrano, incrementando così il commercio del sale e di altre mercanzie tra la costa del riminese e la Toscana. I conti si accordano con la vicina Repubblica di San Marino che, a grazie ai loro privilegi presso la corte papale, riesce a mantenere una propria effettiva indipendenza anche se mai rivendicata espressamente.
Il nipote Francesco X Maria è tuttavia, privo di discendenza maschile e nomina suo erede il nipote Antonio, nato dal matrimonio della figlia Maria Laura con il marchese Mario Gabrielli. Ma l'imperatore Francesco I di Lorena, indispettito in qualità di granduca di Toscana, vuole far rispettare l'accordo del 1490 con Firenze, ove si sanciva il trasferimento della sovranità sulla contea alla Repubblica fiorentina in caso di estinzione maschile della famiglia. Così il 10 giugno 1749 108 soldati toscani invadono Carpegna. Ma presto la Francia prende le parti della Chiesa che protesta contro l'aggressione verso i territori da lei rivendicati a cui si affiancano anche il regno di Sardegna e la Spagna per sostenere l'autonomia del feudo. L'imperatore, trovatosi diplomaticamente isolato, dopo qualche anno di incertezze, ritira le sue truppe nel 1754 e il conte Antonio di Carpegna Gabrielli diviene l'effettivo possessore della contea fino all'espropriazione napoleonica del 1807.
Temporaneamente riacquistata nel 1814, la contea è definitivamente ceduta alla Chiesa dopo notevoli pressioni e minacce da parte della corte pontificia.

Il mistero delle campane di San Nicolò


Carpegna ebbe un suo momento di celebrità nel 1970 per il misterioso fenomeno delle campane della chiesa di San Nicolò (XVII secolo) che inspiegabilmente suonavano pur rimanendo immobili. Lo strano fenomeno, che attirò curiosi e studiosi, cessò nel 1971 e non si ripeté più. Il suono delle campane è rimasto piuttosto oscuro nel suo svolgersi poiché ogni testimone riferiva il fenomeno in maniera differente, impedendo di chiarire lo svolgimento dei fatti. La Chiesa ha rifiutato fin dall'inizio il riconoscimento di "miracolo" nel fenomeno, visto che non ha prodotto guarigioni inspiegabili o episodi simili. La scienza, d'altra parte, non ha fornito alcuna spiegazione plausibile, né che si trattasse di uno scherzo, né che fosse un fenomeno acustico altrimenti spiegabile, visto che la possibile polarizzazione del suono è una scoperta recentissima.
MONUMENTI E LUOGHI D’INTERESSE:

Palazzo dei Principi

(la foto che ho realizzato non mostra il palazzo in tutta la sua bellezza ma si limita a mostrare un personaggio pubblico Chef Rubio invitato alla festa che si tiene ogni anno nel mese di luglio dedicato al prodotto enogastronomico per eccellenza,il prosciutto di Carpegna)


Al centro del paese si erge imponente il Palazzo dei Principi di Carpegna Falconieri, progettato dall'architetto romano Giovanni Antonio De' Rossi per il cardinale Gaspare di Carpegna. Il palazzo, iniziato nel 1675 e terminato dopo oltre venti anni, è ispirato alle ville fortificate di matrice fiorentina e alle grandi residenze signorili della Campagna romana. È tuttora abitato dai discendenti della millenaria famiglia ed è rimasto pressoché intatto dopo oltre 300 anni, un incendio e qualche forte scossa di terremoto (1781).
Costituito di quattro livelli, al piano terra si trovano le stalle, le scuderie e le cucine, opera di alta ingegneria per il mantenimento e la cottura dei cibi. Salendo l'ampia scalinata si accede all'atrio con gli ingressi principali e la piccola ma suggestiva Cappella di Famiglia. Salendo ancora si accede al "cuore" del Palazzo, il piano Nobile, in cui troviamo la Sala del Trono, la sala verde e la sala gialla - così chiamate per via del colore degli ornamenti che le addobbano - e la preziosa biblioteca, contenente tra i tanti volumi anche manoscritti medievali di inestimabile valore. Al quarto e ultimo piano troviamo infine le camere, nonché la dimora attuale dei discendenti.In questa sede e presso la Rocca di Sassocorvaro, durante la seconda guerra mondiale, l'allora Soprintendente alle Gallerie e alle Opere d'Arte delle Marche Pasquale Rotondi, trasportò e custodi al riparo dai bombardamenti degli alleati e dalle razzie dell'esercito tedesco in ritirata oltre 10.000 opere d'arte. A ricordo della rischiosa operazione di salvataggio (che per poco non si risolse in un disastro, perché il comando militare tedesco s'installò nel Palazzo), è stato istituito il "Premio Pasquale Rotondi", attribuito ogni anno a chi, anche a livello internazionale, si sia distinto per "esemplari azioni di salvataggio del patrimonio artistico".Il Palazzo dei Principi è aperto al pubblico, esclusivamente su prenotazione, dall'estate del 2010 e la sua apertura ha avuto un notevole successo in termini di visitatori, anche e soprattutto per le numerose opere e i tanti arredi originali ancora presenti (purtroppo mi posso solo descrivere quello trovato sul web perché non ho trovato ancora occasione per visitarlo,ma quando lo farò coglierò l’occasione se concesso per fare qualche foto e ve le pubblicherò).

Pieve di San Giovanni Battista

A poco più di due chilometri dal centro del paese e al confine con il comune di Frontino troviamo la Pieve Romanica di San Giovanni Battista.

Risalente al XII secolo, la chiesa conserva dello stile romanico la forma anche se le ristrutturazioni eseguite nel corso dei secoli hanno modificato profondamente l'aspetto originario. Ricordo che quando ero bambina spesso quando passavo qualche giorno a Carpegna ci venivo a messa.

Tradizioni e folclore

Detti popolari

Un curioso detto popolare recita: "Carpegna antico / Vivrai cent'anni / Non avrai un amico". È spesso citato dagli stessi abitanti di Carpegna a mo' di scherzosa autocritica riguardo ai loro rapporti interpersonali.
Di fatti posso confermarvi che la gente è gentile ma ha dei modi distaccati forse li rende timidi verso i forestieri ma non penso che sia una critica ma un dato di fatto. A mio avviso per quello che sono amo un certo distacco visto le brutte esperienze di gente appiccicosa che davanti si mostrava amica e dietro sparlava preferisco gente distaccata ma sincera.

Cucina

La località è famosa anche per il suo tipico Prosciutto di Carpegna  DOP, uno dei cinque prosciutti a denominazione di origine protetta d'Italia. La posizione di confine tra Emilia-Romagna, Umbria e Toscana ha fatto sì che le tradizioni gastronomiche nel tempo si mescolassero, creando piccole varianti dei piatti tipici di questa zona.
Le foto che vi mostro sono solo 2 per me significative e poco artistiche.
non si vede bene ma quello è il palazzo del Principe,quello attorniato da gente vestito di rosso al centro molto piccolo è il personaggio  pubblico invitato alla festa del Prosciutto nel luglio scorso

le ginestre del mese di maggio su un colle
Vi aspetto numerosi alla prossima tappa!!

Laura – Testimoni d’Arte

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