giovedì 6 dicembre 2012

Museo Uffizi - XXIII parte SALA 29 del Dosso e del Parmigianino

Questa sala e il successivo Gabinetto ospitano artisti cinquecenteschi dell’Emilia Romagna e dell’Italia centrale. La sala 29  ospita i pittori emiliani della prima metà del Cinquecento.
Spicca qui una delle opere più famose della galleria,la MADONNA DEL COLLO LUNGO di Parmigianino,capolavoro e summa delle ricerche antinaturalistiche e virtuisistiche del manierismo. Un straordinario gioco di linee si gioca tra il corpo della Vergine,il Bambino e i personaggi sulla sinistra,compresa l’anfora sospesa perfettamente ovale. L’enigmatico sfondo non fa capire se la scena si svolga all’interno o all’esterno,un’ambiguità complessa e sicuramente voluta,anche se la sinuosa bellezza della Vergine non fa spesso accorgere che si tratta di un’opera rimasta incompiuta nella parte destra con uno sfondo approssimativo nel quale erano previste altre figure.
Sempre del Parmigianino è la MADONNA DI SAN ZACCARIA (1530) caratterizzato dalla stessa grazia formale e da un paesaggio con monumenti antichi.
Altre opere significative sono quelle di Luca Cambiaso (MADONNA COL BAMBINO 1570) o dell’eccetrico Dosso Dossi,pittore di corte presso gli Este di Ferrara (APPARIZIONE DELLA VERGINE AI SANTI GIOVANNI BATTISTA E GIOVANNI EVANGELISTA o la grottesca scena della STREGONERIA o ALLEGORIA DI ERCOLE del 1535 circa).
Madonna con il bambino - Luca Cambiaso

La Madonna di San Zaccaria -  Parmigianino

La Madonna dal collo lungo - Parmigianino

giovedì 22 novembre 2012

Museo Uffizi XXII parte - SALA 28 di Tiziano e di Sebastiano del Piombo

Questa sala è dedicata alla pittura veneta dei primi decenni del Cinquecento.
Il caposcuola Tiziano è rappresentato da un’ampia antologia di ritratti da quello del CAVALIERE DI MALTA  (150) a  quelli dei duchi di Urbino FRANCESCO MARIA DELLA ROVERE E ELEONORA GONZAGA fino al RITRATTO DI LUDOVICO BECCARDELLI del 1552.
Opera celeberrima è la VENERE DI URBINO di raffinata sensualità evidenziata dalla piena plasticità del colore che dà corpo al volume corporeo della dea. Sempre a tema mitologico sono i dipinti della FLORA e della VENERE CON CUPIDO (1550 circa). Completano la sala anche alcune  notevoli opere di Palma il vecchio come la SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANINO E LA MADDALENA del 1515 circa. Il suadente stile di Sebastiano del Piombo è illustrato dalla MORTE DI ADONE  e da un RITRATTO DI DONNA. 
Queste sono una di quelle sale che vengono snobbate dai turisti di mezzo mondo ma che hanno una notevole importanza.
Ritratto di Donna - Sebastiano del Piombo

Cavaliere di Malta - Tiziano

Venere di Urbino - Tiziano

Ritratto dei duchi di Urbino Francesco Maria Della Rovere ed Eleonora Gonzaga

Museo Uffizi XXI parte - SALA 27 del Portoro e del Rosso Fiorentino

L’arte fiorentina della prima metà del Cinquecento sviluppò varie correnti;oltre al classicismo di Andrea del Sarto,ebbe un ruolo rilevante il cosiddetto manierismo caratterizzato da un linguaggio più innovativo e per certi versi di vera e propria rottura con la tradizione: si svilupparono rappresentazioni di figure innaturali (nei colori,nelle pose,nell’anatomia) ma dotate di grande eleganza e di una forte carica emotiva.
Jacopo Pontormo né fu caposcuola,sebbene non amato dai contemporanei,che trasse ispirazione anche dalla coeva pittura tedesca desunta dalle incisioni di Albrecht Durer è presente con la CENA IN EMMAUS del 1525 un SANT’ANTONO ABATE,la NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA e il RITRATTO DI MARIA SALVIATI.
Rosso Fiorentino fu un altro importante esponente dell’epoca,caratterizzato però da una forza pittorica dirompente e per certi versi irriverente,quasi blasfema; sua è la PALA DELLO SPEDALINGO (1518)  e il MOSè CHE DIFENDE LE FIGLIE DI JETRO (1523 circa),opere tipiche del suo stile voluttuoso e di rottura con gli schemi tradizionali.
Corredano la sala anche degli interessanti lavori di artisti dell’epoca,come Agnolo Bronzino,allievo del Pontormo con il COMPIANTO SUL CRISTO MORTO e la SACRA FAMIGLIA PANCIATCHI opere raffinate e preziose,frutto della più alta committenza aristocratica fiorentina. Francesco Salviati prese le mosse dalla pittura sinuosa del Pontormo e l’arricchì di esperienze dell’epoca,è il Bacchiacca,caratterizzato da uno stile minuzioso,quasi fiammingo.
Pala dello Spadaligo - Rosso Fiorentino

Compianto Cristo Morto - Bronzino (purtroppo non ho trovato foto moderne con colori nitidi dell'opera,è un peccato...ma se avrete l'occasione l'ammirerete come me dal vivo)

Incisione Ultima Cena - Durer

giovedì 8 novembre 2012

Museo Uffizi XX parte - SALA 26 di Raffaello e di Andrea del Sarto

Le prime opere di Raffaello Sanzio sono quasi contemporanee al TONDO DONI di Michelangelo,ma denotano un’impostazione ancora legata al passato,alle opere di Pietro Perugino,anche se la quantità pittorica aveva già superato il maestro. In questa fase l’artista aveva sviluppato un’arte estremamente dolce e pacata,sia nel controllo della resa pittorica,sia nella scelta delle pose dei soggetti,con un’arte estremamente dolce e pacata,sia nel controllo della resa pittorica,sia nella scelta delle pose dei soggetti,con risultati di estrema armonia e bellezza. Sono qui custoditi i RITRATTI DEI DUCHI DI URBINO ELISABETTA GONZAGA e GUIDOBALDO DA MONTEFELTRO nonché quello del loro nipote ed erede GUIDOBALDO DELLA ROVERE; la famosa MADONNA CON IL CARDELLINO,armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (Perugino,Leonardo da Vinci,Fra Bartolomeo) è datata al soggiorno fiorentino del pittore tra il 1505 e il 1506.
Il periodo successivo dell’arte di Raffaello,il cosiddetto periodo romano,quando divenne pittore principale della corte vaticana,è caratterizzato da una maggiore monumentalità e un pieno possesso della tecnica del colore,qui ben rappresentato del sommo RITRATTO DI LEONE X CON  I CARDINALI GIULIO DE’MEDICI E LUIGI DE’ ROSSI.
Un altro capolavoro è rappresentato dalla MADONNA DELLE ARPIE di Andrea del Sarto (1517) esemplare del periodo centrale della sua produzione pittorica,dinamico e con una piena padronanza del colore,influenzato dai coevi risultati pittorici di Michelangelo mentre il SAN JACOPO (1528) è tipico dello stile più maturo,l’ultimo periodo dell’artista,dove ormai aveva sviluppato un proprio linguaggio di forte carica monumentale quasi scultorea come figure più isolate sullo sfondo e marcata in tutta la loro solennità.

Madonna con il Cardellino - Raffaello

Ritratto di Leone X  con i Cardinali Giulio De'Medici e Luigi De'Rossi - Raffaello

Guidobaldo della Rovere - Raffaello

I ritratti dei Duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo Montefeltro - Raffaello

Madonne delle Arpie - Andrea Del Sarlo

Museo degli Uffizi XIX parte - SALA 25 di Michelangelo e dei fiorentini

Questa sala,la prima dell’ala ovest,è dedicata al Cinquecento fiorentino. L’opera esposta che attira subito l’attenzione è il magnifico TONDO DONI di Michelangelo Buonarroti, una SACRA FAMIGLIA altamente innovativa,sia per la composizione che per l’uso dei colori,che oltre a rappresentare uno dei rarissimi dipinti su tavola del maestro è anche l’archetipo di tutto il manierismo,l’opera con la quale si confrontò tutta la generazione seguente di pittori. Dipinta verso il 1504 è un’opera non convenzionale per la posa,con il bambino in braccio a San Giuseppe piuttosto che alla Madonna,voltata di spalla. I soggetti in primo piano creano una strutture triangolare sul cui sfondo si staglia la fascia orizzontale dei putti nudi,forse un riferimento al mondo pagano escluso dalla salvezza. I colori usati sono sorprendentemente accesi e la cornice è originale forse disegnata da Michelangelo stesso con le graziose teste intagliate che guardano il dipinto. Un’inquietante SALOME’ (1515) del pittore ispanico Alonso Berruguente attivo a Firenze nel primo Cinquecento,si trova pure nella sala,così come opere coeve di Fra Bartolomeo (come l’APPARIZZIONE DELLA VERGINE A SAN BERNARDO  del 1504 – 1507) e di Mariotto Albertinelli (come la VISITAZIONE del 1503) che risultano ancora più tradizionali del confronto con le innovazioni di Michelangelo,opere ispirate agli insegnamenti religiosi di Girolamo Savonarola.
Tra la sala 24 e la sala 35 si trova l’accesso per il CORRIDOIO VASARIANO
Tondo Doni o Sacra Famiglia di Michelangelo Buonarotti

venerdì 19 ottobre 2012

Museo Uffizi XVIII parte - CORRIDOIO OVEST

Nel corridoio ovest,usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII secolo dopo aver ospitato le officine artigiane,continua la serie di statue classiche di provenienza soprattutto romana,in larga parte acquistata al tempo di Cosimo III sul mercato antiquario romano. Fra le opere più interessanti le due statue a tutto tondo di Masia (bianco e rosso),poste una di fronte all’altra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso appartenne a Cosimo il Vecchio e la testa venne integrata,secondo Vasari,da Donatello. Più avanti si trova una copia del DISCOBOLE DI MIRONE col braccio destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne aggregata al gruppo di Niobe). Il MERCURIO è un pregevole nudo derivato da Prassitele,restaurato nel Cinquecento.
A sinistra del vestibolo d’uscita si trova un busto di CARACALLA con l’espressione energica che ispirò i ritratti di Cosimo I de’ Medici. Alla parete opposta si trovano una MUSA del IV secolo a.C. di Atticiano di Afrodisia e un APOLLO CON LA CETRA,busto antico elaborato dal Caccini. La VENERE CELESTRE è un altro busto antico integrato nel Seicento da Alessandro Algardi: per questo quando vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. La NEREIDE sull’IPPOCAMPO deriva da un originale ellenistico. Notevole è il realismo ritrattistica del BUSTO DI FANCIULLO,detto anche del NERONE BAMBINO. In fondo al corridoio si trova il LAOCOONTE copiato da Baccio Bandeinelli per Cosimo I de’ Medici su richiesta del cardinale Giulio de’Medici con integrazione del Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dell’unica statua interamente moderna dei corridoi,che permette il confronto del tempo dei Medici,tra maestri moderni e quelli antichi.
La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e il 1679 su iniziativa di Ferdinando II de’Medici,con soggetti legati a uomini illustri fiorentini,quali esempi di virtù,e le personificazione delle città del Granducato di Toscana. I pittori che parteciparono all’opere furono Cosimo Ulivelli,Angelo Gori,Jacopo Chiavistelli e altri. Quando le ultime dodici campate andarono perdute in un incendio nel 1762,gli affreschi vennero reintegrati da Giuseppe del Moro,Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni.
Busto di fanciullo detto anche Nerone bambino

busto di Caracalla

copia romana del Discobolo di Mirone

Museo Uffizi XVII parte - CORRIDOIO SULL’ARNO

Questo ambiente si può ammirare la veduta spettacolare sul Ponte Vecchio sull’Arno e sulle colline a sud di Firenze,ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica,per via della spettacolare ambientazione e per la massima luminosità anche se nel mio caso pioveva quindi la visualizzazione era piuttosto grigia (infatti affaccia a sud). Gli affreschi dei soffitti sono a tema religioso,eseguiti tra il 1696 e il 1699 da Giuseppe Nicola Nasini e Giuseppe Tonelli per iniziativa del “cattolicissimo” granduca Cosimo III a parte le prime due campate che sono Cinquecentesche: una con un finto pergolato e una con le grottesche.
Tra le statue esposte si trovano un AMORE E PSICHE,copia romana di un originale ellenistico,e il cosiddetto ALESSANDRO MORENTE,una testa ellenica derivata da un originale di PERGAMO,modello spesso citato di espressione patetica. Agli incroci coi corridoi principali si trovano due statue del tipo OLYMPIA,derivata dalla VENERE SEDUTA di Fibia,una del IV secolo e una del I secolo con la testa rifatta in epoca moderna.
Sul lato verso l’Arno sono posti un ALTARE DEI LARI,di epoca agustea,un sarcofago con la CADUTA DI FETONTE e,sul retro,le CORSE NEL CIRCO MASSIMO (II secolo),la FANCIULLA SEDUTA PRONTA ALLA DANZA (II secolo a.C. facente parte di un gruppo col SATIRO DANZANTE del quale esiste una copia davanti all’ingresso della Tribuna) e un MARTE in marmo nero (da un originale del V – IV secolo a.C.).
Sul lato opposto si trovano un frammento di LUPA in porfido,copia da un originale del V secolo a.C. l’ara cilindrica con il SACRIFICIO DI IFIGENIA (I secolo d.C.; Agamennone è la figura velata,a significare il suo dolore come inventato dal pittore greco Timante) e un DIONISO E SATIRO,col solo busto antico,mentre il resto venne aggiunto da Giovan Battista Caccini nel tardo Cinquecento.
Amore e Psiche copia romana

Alessandro morente copia ellenica

martedì 9 ottobre 2012

Museo Uffizi XVI parte - SALA 24 Gabinetto delle miniature

SALA 24 Gabinetto delle miniature
Questa sala a pianta ellissoidale,visibile solo affacciandosi dall'esterno ospita la collezione di circa 400 miniature dei Medici,di varie e poche e scuole e raffiguranti soprattutto ritratti,per la fragilità dei supporti,non possono essere esposti alla luce quotidianamente e gli esemplari scelti vengono fatti ruotare periodicamente.
La sala venne decorata all’epoca di Ferdinando I,che qui aveva fatto collocare la collezione di pietre e cammei portata in dote dalla moglie Cristina Lorena. Nel tempo ha ospitato varie collezioni (bronzetti,oreficerie,oggetti messicani,gioielli,gemme,ecc.) che oggi si trovano altrove,soprattutto al Museo degli argenti. L’aspetto odierno è risultato degli interventi settecenteschi di Zanobi del Rosso che su incarico del Granduca Pietro Leopoldo ricavò la forma ovale e ricreò la decorazione (1782).

Museo Uffizi XV parte SALA 23 di Mantengna e di Correggio

SALA 23 di Mantegna e di Correggio
Anche questa sala faceva parte dell’armeria,come ricorda  il soffitto affrescato da Ludovico Buti con officine per la produzione di armi,polvere da sparo e modelli di fortezza (1588).
Le opere in questa sala sono di pittori rinascimentali dell’Italia settentrionale,attivi tra il Quattrocento e il Cinquecento.
Andrea Mantenga fu pittore di corte a Mantova dal 1460,sotto il patrocinio dei Gonzaga,ed è considerato unanimemente il fondatore dell’arte rinascimentale lombarda,e profondo influenzatore di tutta la pittura dell’Italia settentrionale di quel periodo. In questa sala sono esposte diverse sue opere  che permettono di valutare il suo percorso artistico,come la MADONNA DELLE CAVE, il RITRATTO DI CARLO DE’ MEDICI e il TRITTICO proveniente dal Palazzo Ducale di Mantova con l’ASCENSIONE,L’ADORAZIONE DEI MAGI e LA CIRCONCISIONE ( 1460 – 1470 circa),eseguite per i Gonzaga e riunite come trittico solo nell’Ottocento.
A Mantenga ispirò Vincenzo Foppa come nella sua opera MADONNA COL BAMBINO E UN ANGELO (1480 circa) ,mentre all’altro grande protagonista del Rinascimento Luini (SALOMè CON LA TESTA DI BATTISTA)  il senese Sodomia (CRISTO TRA GLI SGHERRI). Proprio a Leonardo era attribuita anche la LEDA CON CIGNO oggi ritenuta più probabile una copia da un originale perduto od opere di un allievo. Totalmente diversa è invece la pittura del Correggio,che ha in comune con il Mantenga solo il fatto di essere stato il più importante rappresentante della scuola pittorica,quella emiliana del primo Cinquecento. Furono da lui dipinte la MADONNA COL BAMBINO TRA DUE ANGELI MUSICALE (opera della giovinezza),l’ADORAZIONE DEL BAMBINO (1530 circa) e il RIPOSO DALLA FUGA IN EGITTO CON SAN FRANCESCO (1517 circa),che testimoniano la sua grande originale anticipatrice con quasi un secolo di distacco dalla pittura barocca.
Trittico del Mantegna L'Ascensione,L'Adorazione e La Circoncisione

La Madonna delle Cave - Mantegna

La Madonna col bambino tra due angeli musicali

giovedì 4 ottobre 2012

Museo Uffizi XIV parte SALA 22 dei fiamminghi e dei tedeschi del Rinascimento

SALA 22 dei fiamminghi e tedeschi del Rinascimento
Anche questa sala ha un soffitto decorato da Ludovico Buti (1588) con vivaci scene di battaglie.
Vi sono esposti esempi in piccolo formato di pittura nordica e fiamminga,con Albrecht Altdorfer (STORIE DI SAN FLORIANO 1530 circa),Hans Holbein il Giovane (RITRATTO DI SIR RICHARD SOUTHWELL,1536 e AUTORITRATTO) e Hans Memling che fu influenzato dai pittori italiani (per esempio nella tavola della MADONNA IN TRONO). Il RITRATTODI BENEDETTO PORTINARI e il SAN BENEDETTO sono parti di un trittico smembrato,pure opera di Memling,che testimonia la spinta innovativa sul soggetto del ritratto collocato all’aperto. Furono commissionati dalla stessa famiglia fiorentina del TRITTICO PORTINARI visto nella sala di Botticelli.
Non è un caso che qui vi si trovano le opere del pittore italiano più  “fiammingo”,tanto che a volte le sue opere furono scambiate in passato per quelle dei maestri delle Fiandre,Antonello da Messina,che per primo applicò la pittura a olio in Italia,avendo modo di collocare direttamente con maestri d’oltrealpe come Petrus Christus: alcuni documenti proverebbero indirettamente questa collaborazione che comunque non è ancora accettata da tutti gli storici d’arte,nonostante ciò ha il debito stilistico fra i due pittori è senz’altro spiccato.
Storie di San Floriano di Altdorfer

Museo Uffizi XIII parte SALA 21 dal Giambellino a Giorgione

SALA 21  del  Giambellino e di Giorgione
In questa sala,destinata nel 1588 circa da Ferdinando I de’ Medici ad accogliere l’Armeria e con affrescate nella volta da Ludovico Buti,battaglie e grottesche (interessanti le figure di “indiani” e animali del Nuovo Mondo),sono allestite opere dei maestri del primo Rinascimento veneto,illustrando lo sviluppo della scuola veneziana, da Bartolomeo Vivarini,qui presente con un SAN LUDOVICO DI TOLOSA,a Giovanni Bellini di cui sono presenti  sia il COMPIANTO SUL CRISTO MORTO,un modello utilizzato nella bottega belliniana,e l’enigmatica ALLEGORIA SACRA,che nel tema risponde al nuovo gusto umanistico ermetico ed elitario,fino a Giorgione quindi presente con tre opere molto problematiche: al maestro possono essere riferiti certamente i due paesaggi sullo sfondo del GIUDIZIO DI SALOMONE e della PROVA DEL FUOCO DI MOSE’ per il RITRATTO DI GUERRIERO CON SCUDIERO detto il Gattamelata invece l’attribuzione è discussa.
Altri veneziani sono Vittore Carpaccio e Cima de Conegliano,mentre due opere ferraresi sono le tavole di Cosmè Tura e Lorenzo Costa il Vecchio.
Compianto sul Cristo morto - Giovanni Bellini

Prova del fuoco di Mosè - Giorgione


giovedì 20 settembre 2012

Museo Uffizi XII parte SALA 20 Durer


SALA 20  di Durer
In questa sala sono esposte importanti opere della scuola tedesca che testimoniano l’influenza e la diffusione dell’arte fiorentina verso anche altre scuole più lontane,nel periodo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Il soffitto presenta una decorazione ad affresco con grottesche originale del Cinquecento,mentre le vedute di Firenze vennero aggiunte in seguito nel Settecento;curiosa è la veduta della Basilica di Santa Croce senza la facciata Ottocentesca.
Il nucleo relativo a Albrecht Durer è il più significativo,e mostra sia la capacità tipicamente nordica di infondere grande realismo alla opere (come nel RITRATTO DI PADRE del 1490); siamo i debiti verso al pittura italiana nell’uso della prospettiva e della colorazione (come nell’ADORAZIONE DEI MAGI del 1504 o nei SANTI FILIPPO e GIACOMO del 1516),
Completano l’esposizione esempi di opere di Lukas Cranach (ADAMO ED EVA), Hans Maler zu Schwaz, Jan Brueghei il Vecchio e altri,
L'Adorazione dei Magi - Durer

Ritratto di padre - Durer

lunedì 10 settembre 2012

Museo degli Uffizi - XI parte SALA 19


SALA 19 del Perugino e di Signorelli 
(alcune opere di quest’ultimo sono state mostra nella Palazzo Vitelli alla Cannoniera di Città di Castello (PG) sponsorizzata dai Beni Culturali dal 21 aprile 2012 al  26 agosto 2012  e nel duomo di Orvieto (TR) sempre sponsorizzato dai Beni Culturali dal 21 aprile 2012 al 26 agosto 2012)

Questa piccola sala faceva parte dell’Armeria. La volta originale andò distrutta e venne ridipinta nel 1665 con le ALLEGORIE DI FIRENZE E DELLA TOSCANA,TRIONFI,BATTAGLIE E STEMMI MEDICEI  da Agnolo Gori,
La sala è dedicata alle opere di piccolo formato di artisti a cavallo tra Quattro e Cinquecento di varia scuole da scuole dell’Italia settentrionale e centrale.
Luca Signorelli fu un pittore nativo di Cortona celebre per la profondità dell’uso del colore e per il senso di tensione e movimento delle sue opere,che furono il modello più immediato per la pittura di Michelangelo. La sua SACRA FAMIGLIA per esempio ispirerà il grande artista del Cinquecento nel TONDO DONI. Sempre Signorelli è la pregevole MADONNA COL BAMBINO TRA IGNUDI  del 1490 circa.
La sala è dedicata anche alle opere di Pietro Perugino,uno dei primi maestri della scuola umbra,che ebbe a bottega anche Raffaello Sanzio. Dal Perugino sono esposte soprattutto opere legate alla sua attività di ritrattista,come i due Monaci di profilo della PALA DI VALLOMBROSA (1500),il RITRATTO DI FRANCESCO MARIA DELLE OPERE (1494) o il RITRATTO DI GIOVANE.
Vicini allo stile pittorico di questi due maestri,troviamo opere di Lorenzo di Credi,come l’ANNUNCIAZIONE ,e di Piero di Cosimo,celebre per il tono magico e fantasioso delle sue opere a soggetto mitologico,qui rappresentato dal PERSEO LIBERA ANDROMEDA.
Chiudono la sala dipinti di scuola emiliana,forlivese e marchigiana.
Perseo libera Andromeda opera di Piero di Cosimo

La Sacra Famiglia opera di Luca Signorelli

venerdì 7 settembre 2012

Museo Uffizi -IX parte sala 17

Dall'emozione nel descrivervi la Tribuna mi sono dimenticata di aggiungervi prima questa descrizione.
Scusate del disguido,cercherò di rimediare inserendolo subito dopo.

SALA 17 dell’Ermafrodito
Questa piccola sala da l’accesso alla Tribuna,era un tempo lo Stanzino delle Matematiche,creato per Ferdinando I de’ Medici. Il soffitto venne infatti decorato con un’allegoria della Matematica ed episodi che celebrano la cultura scientifica antica. Oggi espone la collezione di bronzetti moderni e alcune opere scultorie antiche,fra le quali spiccano due sculture romane fra le più note del museo. L’EMAFRODITO e il gruppo di AMORE E PSICHE,entrambe copie di originali ellenistici.


Museo degli Uffizi - X parte LA TRIBUNA


La Tribuna è una saletta ottagonale che rappresenta la parte più antica della galleria. Fu commissionato da Francesco I de’ Medici nel 1584 per sistemarvi le collezioni archeologiche e in seguito vi furono collocati tutti i pezzi più preziosi e amati delle collezioni medicee.
Divenuta molto popolare ai tempi del Grand tour,si dice fu un’ispirazione per le Wunderkammer di numerosi nobili europei. L’ambiente è coperto da una cupola incrosta di conchiglie e madreperla e percorsa da costoloni dorati e lanterna su cui era una rosa dei venti,collegata all’esterno da una banderuola. La Tribuna presente nelle pareti di rosso scarlatto,dato dalla tappezzeria di velluto,su cui sono appesi quadri e mensole per oggetti e statue; lo zoccolo oggi perduto,venne dipinto da Jacopo Ligozzi con uccelli,pesci e altre meraviglie naturalistiche; al centro stava un tempietto – scrigno,ovvero un mobile ottagonale che custodiva i pezzi più piccoli e pregiati della collezione; il pavimento venne realizzato a intarsi marmorei.
La  Tribuna,le sue decorazioni e gli oggetti che conteneva alludevano ai quattro elementi (Aria,Terra,Acqua,Fuoco): per esempio la rosa dei venti nella lanterna evocava l’aria,mentre le conchiglie incastonate nella cupola l’Acqua; il fuoco arricchita da statue e pitture che sviluppano il tema degli Elementi e delle loro combinazioni. Il significato affidato simboleggiato dai magnifici oggetti rari e preziosi posseduti. Nel corso del tempo la Tribuna ha subito numerose trasformazioni. Nell’Ottocento l’ordinamento originario venne smembrato e gli oggetti divisi secondo il genere e la categoria di appartenenza,facendo nascere i primi nuclei di vari musei fiorentini odierni,come il Museo degli Argenti,il Museo di Mineralogia e Liturgia,quello Archeologico,ecc.
Oggi rimane l’unica sala nella quale si può comprendere lo spirito degli Uffizi,cioè di luogo di meraviglia dove si potessero confrontare direttamente le opere degli antichi,rappresentate dalle scultura,e quelle dei moderni,con le pitture. Attorno al pregevole tavolo intarsiato in pietre dure (del 1633 – 1649 ) sono poste in circolo alcune delle più famose sculture antiche dei Medici come il FAUNO DANZANTE (replica romana di un originale del III secolo a.C.). I LOTTORI (copia di epoca imperiale),l’ARROTINO (che affilava il coltello nel gruppo di Marsia), lo ACITA (copia di una statua della scuola di Pergamo che faceva parte di un gruppo con Marsia),l’APOLLINO e soprattutto le celebre Afrodite Medici,un capolavori assoluti della statuaria classica.
Le pitture sono tutte del periodo dopo il 1530 in particolare risalgono al filone della maestosa pittura di corte fortemente promossa da Cosimo I e dalla moglie Eleonora da Toledo.
Di quest’ultimo è il celebre RITRATTO DI ELEONORA DI TOLEDO COL FIGLIO GIOVANNI di Agnolo Bronzino,autore anche dei ritratti di BARTOLOMEO PANCIATICHI E DI SUA MOGLIE LUCREZIA,DEI PRINCIPINI MEDICEI  e del dipinto del GIOVANE CON LIUTO. Altri ritratti sono opere del Vasari (Lorenzo il Magnifico) di Jacopo Portoro (RITRATTO DI COSIMO IL VECCHIO) mentre fra i dipinti di soggetto diverso spiccano il PUTTO MUSICANTE  di Rosso Fiorentino e LA DAMA COL PETRARCHINO di Andrea del Sarto. Il monumentale stipo in pietre dure conteneva la collezione di inestimabile pietre preziose,cammei antichi e pietre dure lavorare,una delle collezioni più amate dai Medici,i quali spesso facevano incidere le proprie iniziali sui pezzi più pregiati: oggi sono esposte in diverse sedi,al Museo degli Argenti,al Museo Archeologico Nazionale Fiorentino e al Museo di Mineralogia e Litologia.

La TRIBUNA prima del restauro


lunedì 3 settembre 2012

Gli Uffizi - VIII parte dalla sala 15 - 16


SALA 15 di Leonardo
La sala documenta gli esordi artistici di Leonardo da Vinci a partire dalle prime opere documentata,il BATTESIMO DI CRISTO del 1475 opera del suo maestro Verrocchio nella quale il giovane Leonardo dipinsa la testa dell’angelo di sinistra il paesaggio e forse il modello del corpo di Cristo. Il Vasari racconta che Verrocchio sentendosi superato dall’allievo,abbandonò la pittura dedicandosi soltanto alla scultura.
Un’altra opera giovanile è l’ANNUNCIAZIONE dipinta dal maestro ventenne,dove già sono visibili le qualità dello sfumato leonardesco  e la sua attenzione alle vibrazioni atmosferiche ,ma con qualche errore prospettico,come il libro sul quale la Vergine posa il braccio,che al suolo poggia su un basamento ben più avanzato rispetto alle gambe della Madonna.
L’ADORAZIONE DEI MAGI invece è un’opera incompiuta nella quale è lampamente il senso innovatore del maestro,con una composizione originalissima incentrata sulla Madonna e il Bambino in un rutilante scenario di numerose figure in movimento,fra le quali non compaiono però il tradizionale San Giuseppe o la capannuccia.
Altre opere presenti nella sala sono il CRISTO NELL’ORTO e la PIETà,opere mature di Pietro Perugino,il CROCIFISSO CON LA MADDALENA di Luca Signorelli,l’INCARNAZIONE (1505) di Piero di Cosimo o l’ADORAZIONE DEI PASTORI di Lorenzo di Credi.

Il battesimo di Cristo - Leonardo da Vinci

L'Annunciazione - Leonardo da Vinci




SALA 16 delle carte geografiche
In origine si trattava di una loggia che venne chiusa in seguito per desiderio di Ferdinando I de’Medici che fece affrescare  con le carte geografiche da Ludovico Buti che si basò sulle carte di Stefano Monsignori. Le carte geografiche affrescate illustrano i domini medicei,lo Stato di Siena e l’isola d’Elba.
In questa piccola sala fu ospitata la collezione di strumenti scientifici. Vi si trovano un mappamondo e una sfera armillare oggi al Museo di storia della scienza (nel periodo del 2008 nel museo vi erano lavori di restauro e per quel motivo non ci sono mai andata ma spero presto di poterci andare visto che detiene molti strumenti scientifici dell’epoca galileiana) mentre nel soffitto si trovano alcune tele di Jacopo Zucchi già Villa Medici di Roma.
Vi sono esposti alcuni manufatti di arte romana del II e III secolo d.C.

giovedì 16 agosto 2012

CHIUSURA PER FERIE DEL BLOG


Il blog rimarrà chiuso dal 18 agosto al 4 settembre 2012.
Mi scuso con tutti i fan del blog se non sono riuscita a terminare la descrizione del Museo degli Uffizi che verrà rimandato nel mese di settembre.
Spero che in questo mio viaggio in Spagna raccolga più notizie possibili e vi pubblicherò appena possibile le foto delle vacanze nella pagina facebook.
Un abbraccio grande e buone vacanze a tutti!

martedì 14 agosto 2012

Gli Uffizi - VII parte Sala 10 alla 14


SALA 10 – 14  del Botticelli
In questa sala vi è una vasta raccolta,la migliore collezione del mondo delle opere del maestro Sandro Botticelli,compreso il suo capolavoro, la PRIMAVERA e la celeberrima NASCITA DI VENERE,due opere emblematiche della sofisticata cultura neoplatonica sviluppatasi a Firenze nella seconda metà del Quattrocento. Queste opere furono realizzate negli anni ottanta del Quattrocento e sono le prime opere di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano. Furono dipinte per Lorenzo de’Medici ma non Lorenzo il Magnifico,era un suo cugino che viveva nella Villa di Careggi con il quale fra l’altro non scorreva buon sangue.
Quando vi trovate di fronte queste opere non potete non ammirare la magnificenza e soprattutto i gruppi di persone che ammirano le opere maestose e quando sei di fronte a queste opere non si può rimanere impassibili.
Ammetto che spesso mi sono ritrovata a bocca aperta e vederle troppo da vicino spesso non riesci ad ammirarla in pieno perché si è costretti a soffermarsi con una visuale troppo piatta,vedi solo una parte del dipinto.
Secondo me,bisognerebbe mettere un limite di distanza per poter ammirare al meglio le opere.
In questa sala si può ripercorrere l’intera evoluzione pittorica del maestro con la  opera MADONNA IN GLORIA DI SERAFINI e la MADONNA DEL ROSETO quest’ultime opere più giovanili legate ancora allo stile di Filippo Lippi e del Verrocchio al  RETRATTO D’UOMO CON MEDAGLIA DI COSIMO IL VECCHIO ( 1475) dove già si assiste ad una mutazione dello stile legata probabilmente allo studio del realismo di opere fiamminghe,alle opere mitologiche come la commovente PALLADE E IL CENTAURO,allegoria degli istinti umani tra ragione e impulsività,ma guidati dalla sapienza divina.
Con l’avvicinarsi del XVI secolo,l’ondata reazionaria ultra – religiosa di Girolomo Savonarola iniziò a farsi sempre più pressante nella società fiorentina e questo si manifesta gradualmente in tutti gli artisti dell’epoca. Anche Botticelli,dop un’opera fastosa come la MADONNA DEL MAGNIFICAT iniziò ad adottare uno stile più libero,sciolto dalla lucidità artistica geometrica della prospettiva del primo Quattrocento (MADONNA DELLA MELOGRANA, PALA DI SAN BARNABA),con qualche esperimento arcaicista come l’INCORONAZIONE DELLA VERGINE dove il maestro torna allo sfondo oro in una scena pare ispirata dalla lettura di Dante Alighieri. Il periodo più cupo della predicazione savonaroliana porta una definitiva ventata di constatazione della bassezza umana e la relegazione della verità.
In questa sala contiene anche altri numerosi capolavori: TRITTICO PORTINARO opera fiamminga di Hugo Van der Goes del 1475 circa portata da una banchiere della ditta Medici e Bruges nel 1483,che con la sua estranietà  formale verso le opere circostanti ben rende l’effetto di fulgida  meteora che questa opera ebbe nei circoli artistici fiorentini della seconda metà del Quattrocento. A un esame più accurato si iniziano a cogliere le affinità con  le opere realizzate successivamente,la maggior cura dei dettagli,la migliore resa luministica dovuta alla pittura ad olio che i pittori fiorentini cercarono di imitare,arrivando anche a copiare alcuni elementi delle opere fiamminghe,come gli omaggi chiari di Domenico Ghirlandaio nella sua analoga ADORAZIONE DEI PASTORI nella basilica di Santa Trinità.
Un’altra opera fiamminga è la DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO di Rogier van del Weyden (1450 circa) con la composizione ripresa da un PANNELLO di Beato Angelico che testimonia i reciproci scambi tra i maestri fiamminghi e fiorentini.
E’ un peccato che quest’ultima parte della sala viene considerata da pochi visto che la maggior parte dell’afflusso dei turisti ovviamente è più interessato alle opere del Botticelli.
La nascita di Venere - Botticelli

La Primavera

Madonna in gloria di Serafini - Botticelli

Madonna del Roseto - Botticelli

lunedì 13 agosto 2012

Gli Uffizi - VI parte dalla SALA 8 alla 9


SALA 8 dei Lippi
Filippo Lippi,uno dei grandi maestri del primo Rinascimento,ossia il Rinascimento fiorentino,secondo per la bravura solo a Masaccio,e precursore di Sandro Botticelli. In questa sala si può notare l’evoluzione del suo stile verso soluzioni sempre di maggior raffinatezza,come l’INCORONAZIONE DELLA VERGINE (1441 – 1447),che dimostra un attento studio dello stile del Masaccio (Lippi fu monaco nella chiesa del Carmine dove si trova la Cappella Brancacci),soprattutto nel solida e corposa figura della Madonna,oppure le due ADORAZIONI DEL BAMBINO,influenzate dai corpi scolpiti dal contemporaneo Donatello e Luca della Robbia,per arrivare al capolavoro indiscutibile della MADONNA CON BAMBINO E ANGELI (La Lippina,1465 circa),di commovente dolcezza e con un uso sottile ed elegante del calore,maturato forse attraverso lo studio di opere fiamminghe.
Vi sono anche opere più tarde del figlio di Filippo,Filippino Lippi,con la pala DEGLI OTTO (1486) e l’ADORAZIONE DEI MAGI (1496).
Come accennato prima i RITRATTI DEI DUCHI D’URBINO di Piero della Francesca del 1465 circa,sono molto famosi,esemplare via di mezzo fra il realismo (soprattutto dei dettagli come gioielli,le acconciature,le rughe della pelle) e l’idealizzazione delle effigi dei duchi,con una grande attenzione anche ai paesaggi e alla prospettiva. L’uomo viene esaltato nella sua dignità e diventa soggetto pittorico. Sul retro delle due piccole tavole i duchi sono raffigurati ciascuno sul cocchio di rappresentanza.
Sul retro delle due piccole tavole i duchi sono raffigurati ciascuno sul cocchio di rappresentanza. Anche i delicati traguardi nell’uso del colore di Alessio Baldovenetti sono qui testimoniati da alcune sue opere (ANNUNCIAZIONE e pala di CAFAGGIOLO).

L'incoronazione della Vergine di Filippo Lippi

Pala degli Otto di Filippo Lippi



SALA 9 dei Pallaiolo
Questa sale è dedicata ai fratelli Antonio e Pietro del Pollaiolo,presenti nella seconda metà del Quattrocento e interpreti di una pittura dal forte risalto lineare,attenti anche alla novità provenienti dal mondo fiammingo (resa naturale della luce,attenzione ai dettagli,ecc.). Antonio del Pollaiolo,è rappresentato da alcune delle sue opere più famose,incentrate sul movimento delle figure,come nel piccolo ma poderoso dipinto a due facce delle FATICHE DI ERCOLE (ERCOLE E ANTEO ed ERCOLE E L’IDRA),oppure dai ritratti (RITRATTO FEMMINILE, da alcuni attribuito invece a Piero).
La pala con I SANTI GIACOMO,VINCENZO ED EUSTACHIO  è forse un lavoro di collaborazione tra i due fratelli.
Piero è rappresentato anche delle sei grandi tavole delle Virtù realizzate per il Tribunale della Mercanzia: la settima (FORTEZZA,1470),è la prima opera documentata del giovanissimo Sandro Botticelli.

Le fatiche di Ercole di Antonio Pallaiolo

mercoledì 8 agosto 2012

Gli Uffizi - V parte dalla SALA 5 alla SALA 7


SALA 5 – 6  del Gotico Internazionale
La sala cosiddetta gotico internazionale,fu ristrutturata negli anni cinquanta,è dominata dall’ADORAZIONE DEI MAGI (1423) di Gentile da Fabriano,eseguita per il mercante fiorentino Palla Strozzi,e dalla monumentale INCORONAZIONE DELLA VERGINE (1414) di Lorenzo Monaco,opera di grande eleganza per la chiesa di Santa Maria degli Angeli;dello stesso autore c’è anche un’ADORAZIONE DEL MAGI (1422) dai colori forti e brillanti,da confrontare con la tavola di Gentile da Fabriano,nella quale si fondono elementi più profani e naturalistici,segno del gusto più cortese. Lorenzo Monaco enfatizza la lunghezza e la linea sinuosa delle figure,con cappelli dalle fogge originali e colori freddi e cangianti,molto raffinati.
Attribuita al Beato Angelico è la TABAIDE,una tavola sulla vita eremita. La MADONNA DELL’UMILTà,attribuita a Masolino è un’opera di grande dolcezza e perizia tecnica.
Oltre agli esponenti fiorentini ed a Gentile sono qui collocate opere di altre provenienze,che documentano l’uniformità del linguaggio pittorico cortese a cavallo tra il Trecento ed il Quattrocento,come una tavola del senese Giovanni di Paolo,una del veneziano Jacopo Bellini e una del fiorentino trapiantato in Spagna Gherardo Stamina.
Le ultime tavole che chiudono la sala sono i QUATTRO SANTI provenieti dal POLITTICO QUARATESI sempre di Gentile da Fabriano,che nella loro isolata monumentalità rivelano l’influenza del nascente Rinascimento fiorentino (in particolare del Masaccio) sul grande pittore marchigiano,che accantona la complessa composizione e i preziosissimi materiali d’uso del suo stile più conosciuto.

L'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano

Incoronazione della Vergina di Lorenzo Monaco

La Madonna dell'Umiltà di Masolino

Polittico Quaratesi di Gentile da Fabriano

SALA 7 il primo Rinascimento
Questa sala dedicata ai primi artisti rinascimentali è piena di capolavori,a partire dal capostipite del rinnovamento in pittura,Masaccio,a cominciare dalla prima opera nella quale si intravedono i segni della rottura, la SANT’ANNA METTERZA del 1424 realizzata con il suo maestro di bottega Masolino da Panicate. Di Masaccio sono le scultore BAMBINO E LA VERGINE,dipinta con una solenne corporatura così austera e realistica da non potersi più definire “gotica”. Questo rinnovamento fu espressione della cultura dell’Umanesimo,con la riscoperta dell’antico e della ricerca di uno spazio prospetticamente definito. Di Masaccio si trova qui anche la MADONNA DEL SOLLETICO.
La BATTAGLIA DI SAN ROMANO fa parte di un trittico dipinto  da Paolo Uccello su incarico di Cosimo il Vecchio che decorava a camera di Lorenzo il Magnifico nel Palazzo Medici,oggi diviso tra la National Gallery di Londra,il Louvre di Parigi e gli Uffizi.
In questa raffigurazione apparentemente caotica della battaglia,tutto è razionalizzato e inquadrato dalla prospettiva che guida il pittore nella disposizione razionale di tutti gli elementi,dai cavalli ai soldati,alle lance degli stessi,che cadute in terra formano figure geometriche.
Questo pittore era “ossessionato” dalla prospettiva e ciò si nota nelle sue opere.
L’INCORONAZIONE DELLA VERGINE del 1435 circa del Beato Angelico fu uno dei primi artisti a concepire una nuova sensibilità. Questa opera è ancora circondata dallo sfondo oro tipicamente medioevale,trasmette una sensazione di prospettiva ragionata nel dispiegarsi dei cori degli angeli.
Importante opere di Domenico Veneziano è la pala di SANTA LUCIA DE’MAGNOLI,del 1445 circa,una sacra concertazione che si svolge in un ambiente dalla prospettiva realistica,con una luce naturale,mattiniera e cristallina,dà corpo alle figure,tipica di questo autore. Si tratta di uno dei primi esempi di nuovo formato rettangolare per le pale d’altare,privo del fondo oro.
Dopo il riordino degli anni novanta è stato spostato nella sala successiva il DOPPIO RITRATTO DEI DUCHI D’URBINO di Piero della Francesca.
La Madonna del Solletico di Masaccio

L'incoronazione della Vergine del Beato Angelico

Il doppio ritratto dei Duchi d'Urbino di Piero della Francesca