Nel
corridoio ovest,usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII
secolo dopo aver ospitato le officine artigiane,continua la serie di statue
classiche di provenienza soprattutto romana,in larga parte acquistata al tempo
di Cosimo III sul mercato antiquario romano. Fra le opere più interessanti le
due statue a tutto tondo di Masia (bianco e rosso),poste una di fronte
all’altra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso
appartenne a Cosimo il Vecchio e la testa venne integrata,secondo Vasari,da
Donatello. Più avanti si trova una copia del DISCOBOLE DI MIRONE col braccio
destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne aggregata al
gruppo di Niobe). Il MERCURIO è un pregevole nudo derivato da
Prassitele,restaurato nel Cinquecento.
A sinistra
del vestibolo d’uscita si trova un busto di CARACALLA con l’espressione
energica che ispirò i ritratti di Cosimo I de’ Medici. Alla parete opposta si
trovano una MUSA del IV secolo a.C. di Atticiano di Afrodisia e un APOLLO CON
LA CETRA,busto antico elaborato dal Caccini. La VENERE CELESTRE è un altro
busto antico integrato nel Seicento da Alessandro Algardi: per questo quando
vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. La NEREIDE
sull’IPPOCAMPO deriva da un originale ellenistico. Notevole è il realismo
ritrattistica del BUSTO DI FANCIULLO,detto anche del NERONE BAMBINO. In fondo
al corridoio si trova il LAOCOONTE copiato da Baccio Bandeinelli per Cosimo I
de’ Medici su richiesta del cardinale Giulio de’Medici con integrazione del
Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dell’unica statua
interamente moderna dei corridoi,che permette il confronto del tempo dei
Medici,tra maestri moderni e quelli antichi.
La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e
il 1679 su iniziativa di Ferdinando II de’Medici,con soggetti legati a uomini
illustri fiorentini,quali esempi di virtù,e le personificazione delle città del
Granducato di Toscana. I pittori che parteciparono all’opere furono Cosimo
Ulivelli,Angelo Gori,Jacopo Chiavistelli e altri. Quando le ultime dodici
campate andarono perdute in un incendio nel 1762,gli affreschi vennero
reintegrati da Giuseppe del Moro,Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni.
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Busto di fanciullo detto anche Nerone bambino |
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busto di Caracalla |
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copia romana del Discobolo di Mirone |
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