giovedì 6 dicembre 2012

Museo Uffizi - XXIII parte SALA 29 del Dosso e del Parmigianino

Questa sala e il successivo Gabinetto ospitano artisti cinquecenteschi dell’Emilia Romagna e dell’Italia centrale. La sala 29  ospita i pittori emiliani della prima metà del Cinquecento.
Spicca qui una delle opere più famose della galleria,la MADONNA DEL COLLO LUNGO di Parmigianino,capolavoro e summa delle ricerche antinaturalistiche e virtuisistiche del manierismo. Un straordinario gioco di linee si gioca tra il corpo della Vergine,il Bambino e i personaggi sulla sinistra,compresa l’anfora sospesa perfettamente ovale. L’enigmatico sfondo non fa capire se la scena si svolga all’interno o all’esterno,un’ambiguità complessa e sicuramente voluta,anche se la sinuosa bellezza della Vergine non fa spesso accorgere che si tratta di un’opera rimasta incompiuta nella parte destra con uno sfondo approssimativo nel quale erano previste altre figure.
Sempre del Parmigianino è la MADONNA DI SAN ZACCARIA (1530) caratterizzato dalla stessa grazia formale e da un paesaggio con monumenti antichi.
Altre opere significative sono quelle di Luca Cambiaso (MADONNA COL BAMBINO 1570) o dell’eccetrico Dosso Dossi,pittore di corte presso gli Este di Ferrara (APPARIZIONE DELLA VERGINE AI SANTI GIOVANNI BATTISTA E GIOVANNI EVANGELISTA o la grottesca scena della STREGONERIA o ALLEGORIA DI ERCOLE del 1535 circa).
Madonna con il bambino - Luca Cambiaso

La Madonna di San Zaccaria -  Parmigianino

La Madonna dal collo lungo - Parmigianino

giovedì 22 novembre 2012

Museo Uffizi XXII parte - SALA 28 di Tiziano e di Sebastiano del Piombo

Questa sala è dedicata alla pittura veneta dei primi decenni del Cinquecento.
Il caposcuola Tiziano è rappresentato da un’ampia antologia di ritratti da quello del CAVALIERE DI MALTA  (150) a  quelli dei duchi di Urbino FRANCESCO MARIA DELLA ROVERE E ELEONORA GONZAGA fino al RITRATTO DI LUDOVICO BECCARDELLI del 1552.
Opera celeberrima è la VENERE DI URBINO di raffinata sensualità evidenziata dalla piena plasticità del colore che dà corpo al volume corporeo della dea. Sempre a tema mitologico sono i dipinti della FLORA e della VENERE CON CUPIDO (1550 circa). Completano la sala anche alcune  notevoli opere di Palma il vecchio come la SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANINO E LA MADDALENA del 1515 circa. Il suadente stile di Sebastiano del Piombo è illustrato dalla MORTE DI ADONE  e da un RITRATTO DI DONNA. 
Queste sono una di quelle sale che vengono snobbate dai turisti di mezzo mondo ma che hanno una notevole importanza.
Ritratto di Donna - Sebastiano del Piombo

Cavaliere di Malta - Tiziano

Venere di Urbino - Tiziano

Ritratto dei duchi di Urbino Francesco Maria Della Rovere ed Eleonora Gonzaga

Museo Uffizi XXI parte - SALA 27 del Portoro e del Rosso Fiorentino

L’arte fiorentina della prima metà del Cinquecento sviluppò varie correnti;oltre al classicismo di Andrea del Sarto,ebbe un ruolo rilevante il cosiddetto manierismo caratterizzato da un linguaggio più innovativo e per certi versi di vera e propria rottura con la tradizione: si svilupparono rappresentazioni di figure innaturali (nei colori,nelle pose,nell’anatomia) ma dotate di grande eleganza e di una forte carica emotiva.
Jacopo Pontormo né fu caposcuola,sebbene non amato dai contemporanei,che trasse ispirazione anche dalla coeva pittura tedesca desunta dalle incisioni di Albrecht Durer è presente con la CENA IN EMMAUS del 1525 un SANT’ANTONO ABATE,la NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA e il RITRATTO DI MARIA SALVIATI.
Rosso Fiorentino fu un altro importante esponente dell’epoca,caratterizzato però da una forza pittorica dirompente e per certi versi irriverente,quasi blasfema; sua è la PALA DELLO SPEDALINGO (1518)  e il MOSè CHE DIFENDE LE FIGLIE DI JETRO (1523 circa),opere tipiche del suo stile voluttuoso e di rottura con gli schemi tradizionali.
Corredano la sala anche degli interessanti lavori di artisti dell’epoca,come Agnolo Bronzino,allievo del Pontormo con il COMPIANTO SUL CRISTO MORTO e la SACRA FAMIGLIA PANCIATCHI opere raffinate e preziose,frutto della più alta committenza aristocratica fiorentina. Francesco Salviati prese le mosse dalla pittura sinuosa del Pontormo e l’arricchì di esperienze dell’epoca,è il Bacchiacca,caratterizzato da uno stile minuzioso,quasi fiammingo.
Pala dello Spadaligo - Rosso Fiorentino

Compianto Cristo Morto - Bronzino (purtroppo non ho trovato foto moderne con colori nitidi dell'opera,è un peccato...ma se avrete l'occasione l'ammirerete come me dal vivo)

Incisione Ultima Cena - Durer

giovedì 8 novembre 2012

Museo Uffizi XX parte - SALA 26 di Raffaello e di Andrea del Sarto

Le prime opere di Raffaello Sanzio sono quasi contemporanee al TONDO DONI di Michelangelo,ma denotano un’impostazione ancora legata al passato,alle opere di Pietro Perugino,anche se la quantità pittorica aveva già superato il maestro. In questa fase l’artista aveva sviluppato un’arte estremamente dolce e pacata,sia nel controllo della resa pittorica,sia nella scelta delle pose dei soggetti,con un’arte estremamente dolce e pacata,sia nel controllo della resa pittorica,sia nella scelta delle pose dei soggetti,con risultati di estrema armonia e bellezza. Sono qui custoditi i RITRATTI DEI DUCHI DI URBINO ELISABETTA GONZAGA e GUIDOBALDO DA MONTEFELTRO nonché quello del loro nipote ed erede GUIDOBALDO DELLA ROVERE; la famosa MADONNA CON IL CARDELLINO,armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (Perugino,Leonardo da Vinci,Fra Bartolomeo) è datata al soggiorno fiorentino del pittore tra il 1505 e il 1506.
Il periodo successivo dell’arte di Raffaello,il cosiddetto periodo romano,quando divenne pittore principale della corte vaticana,è caratterizzato da una maggiore monumentalità e un pieno possesso della tecnica del colore,qui ben rappresentato del sommo RITRATTO DI LEONE X CON  I CARDINALI GIULIO DE’MEDICI E LUIGI DE’ ROSSI.
Un altro capolavoro è rappresentato dalla MADONNA DELLE ARPIE di Andrea del Sarto (1517) esemplare del periodo centrale della sua produzione pittorica,dinamico e con una piena padronanza del colore,influenzato dai coevi risultati pittorici di Michelangelo mentre il SAN JACOPO (1528) è tipico dello stile più maturo,l’ultimo periodo dell’artista,dove ormai aveva sviluppato un proprio linguaggio di forte carica monumentale quasi scultorea come figure più isolate sullo sfondo e marcata in tutta la loro solennità.

Madonna con il Cardellino - Raffaello

Ritratto di Leone X  con i Cardinali Giulio De'Medici e Luigi De'Rossi - Raffaello

Guidobaldo della Rovere - Raffaello

I ritratti dei Duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo Montefeltro - Raffaello

Madonne delle Arpie - Andrea Del Sarlo

Museo degli Uffizi XIX parte - SALA 25 di Michelangelo e dei fiorentini

Questa sala,la prima dell’ala ovest,è dedicata al Cinquecento fiorentino. L’opera esposta che attira subito l’attenzione è il magnifico TONDO DONI di Michelangelo Buonarroti, una SACRA FAMIGLIA altamente innovativa,sia per la composizione che per l’uso dei colori,che oltre a rappresentare uno dei rarissimi dipinti su tavola del maestro è anche l’archetipo di tutto il manierismo,l’opera con la quale si confrontò tutta la generazione seguente di pittori. Dipinta verso il 1504 è un’opera non convenzionale per la posa,con il bambino in braccio a San Giuseppe piuttosto che alla Madonna,voltata di spalla. I soggetti in primo piano creano una strutture triangolare sul cui sfondo si staglia la fascia orizzontale dei putti nudi,forse un riferimento al mondo pagano escluso dalla salvezza. I colori usati sono sorprendentemente accesi e la cornice è originale forse disegnata da Michelangelo stesso con le graziose teste intagliate che guardano il dipinto. Un’inquietante SALOME’ (1515) del pittore ispanico Alonso Berruguente attivo a Firenze nel primo Cinquecento,si trova pure nella sala,così come opere coeve di Fra Bartolomeo (come l’APPARIZZIONE DELLA VERGINE A SAN BERNARDO  del 1504 – 1507) e di Mariotto Albertinelli (come la VISITAZIONE del 1503) che risultano ancora più tradizionali del confronto con le innovazioni di Michelangelo,opere ispirate agli insegnamenti religiosi di Girolamo Savonarola.
Tra la sala 24 e la sala 35 si trova l’accesso per il CORRIDOIO VASARIANO
Tondo Doni o Sacra Famiglia di Michelangelo Buonarotti

venerdì 19 ottobre 2012

Museo Uffizi XVIII parte - CORRIDOIO OVEST

Nel corridoio ovest,usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII secolo dopo aver ospitato le officine artigiane,continua la serie di statue classiche di provenienza soprattutto romana,in larga parte acquistata al tempo di Cosimo III sul mercato antiquario romano. Fra le opere più interessanti le due statue a tutto tondo di Masia (bianco e rosso),poste una di fronte all’altra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso appartenne a Cosimo il Vecchio e la testa venne integrata,secondo Vasari,da Donatello. Più avanti si trova una copia del DISCOBOLE DI MIRONE col braccio destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne aggregata al gruppo di Niobe). Il MERCURIO è un pregevole nudo derivato da Prassitele,restaurato nel Cinquecento.
A sinistra del vestibolo d’uscita si trova un busto di CARACALLA con l’espressione energica che ispirò i ritratti di Cosimo I de’ Medici. Alla parete opposta si trovano una MUSA del IV secolo a.C. di Atticiano di Afrodisia e un APOLLO CON LA CETRA,busto antico elaborato dal Caccini. La VENERE CELESTRE è un altro busto antico integrato nel Seicento da Alessandro Algardi: per questo quando vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. La NEREIDE sull’IPPOCAMPO deriva da un originale ellenistico. Notevole è il realismo ritrattistica del BUSTO DI FANCIULLO,detto anche del NERONE BAMBINO. In fondo al corridoio si trova il LAOCOONTE copiato da Baccio Bandeinelli per Cosimo I de’ Medici su richiesta del cardinale Giulio de’Medici con integrazione del Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dell’unica statua interamente moderna dei corridoi,che permette il confronto del tempo dei Medici,tra maestri moderni e quelli antichi.
La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e il 1679 su iniziativa di Ferdinando II de’Medici,con soggetti legati a uomini illustri fiorentini,quali esempi di virtù,e le personificazione delle città del Granducato di Toscana. I pittori che parteciparono all’opere furono Cosimo Ulivelli,Angelo Gori,Jacopo Chiavistelli e altri. Quando le ultime dodici campate andarono perdute in un incendio nel 1762,gli affreschi vennero reintegrati da Giuseppe del Moro,Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni.
Busto di fanciullo detto anche Nerone bambino

busto di Caracalla

copia romana del Discobolo di Mirone

Museo Uffizi XVII parte - CORRIDOIO SULL’ARNO

Questo ambiente si può ammirare la veduta spettacolare sul Ponte Vecchio sull’Arno e sulle colline a sud di Firenze,ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica,per via della spettacolare ambientazione e per la massima luminosità anche se nel mio caso pioveva quindi la visualizzazione era piuttosto grigia (infatti affaccia a sud). Gli affreschi dei soffitti sono a tema religioso,eseguiti tra il 1696 e il 1699 da Giuseppe Nicola Nasini e Giuseppe Tonelli per iniziativa del “cattolicissimo” granduca Cosimo III a parte le prime due campate che sono Cinquecentesche: una con un finto pergolato e una con le grottesche.
Tra le statue esposte si trovano un AMORE E PSICHE,copia romana di un originale ellenistico,e il cosiddetto ALESSANDRO MORENTE,una testa ellenica derivata da un originale di PERGAMO,modello spesso citato di espressione patetica. Agli incroci coi corridoi principali si trovano due statue del tipo OLYMPIA,derivata dalla VENERE SEDUTA di Fibia,una del IV secolo e una del I secolo con la testa rifatta in epoca moderna.
Sul lato verso l’Arno sono posti un ALTARE DEI LARI,di epoca agustea,un sarcofago con la CADUTA DI FETONTE e,sul retro,le CORSE NEL CIRCO MASSIMO (II secolo),la FANCIULLA SEDUTA PRONTA ALLA DANZA (II secolo a.C. facente parte di un gruppo col SATIRO DANZANTE del quale esiste una copia davanti all’ingresso della Tribuna) e un MARTE in marmo nero (da un originale del V – IV secolo a.C.).
Sul lato opposto si trovano un frammento di LUPA in porfido,copia da un originale del V secolo a.C. l’ara cilindrica con il SACRIFICIO DI IFIGENIA (I secolo d.C.; Agamennone è la figura velata,a significare il suo dolore come inventato dal pittore greco Timante) e un DIONISO E SATIRO,col solo busto antico,mentre il resto venne aggiunto da Giovan Battista Caccini nel tardo Cinquecento.
Amore e Psiche copia romana

Alessandro morente copia ellenica

martedì 9 ottobre 2012

Museo Uffizi XVI parte - SALA 24 Gabinetto delle miniature

SALA 24 Gabinetto delle miniature
Questa sala a pianta ellissoidale,visibile solo affacciandosi dall'esterno ospita la collezione di circa 400 miniature dei Medici,di varie e poche e scuole e raffiguranti soprattutto ritratti,per la fragilità dei supporti,non possono essere esposti alla luce quotidianamente e gli esemplari scelti vengono fatti ruotare periodicamente.
La sala venne decorata all’epoca di Ferdinando I,che qui aveva fatto collocare la collezione di pietre e cammei portata in dote dalla moglie Cristina Lorena. Nel tempo ha ospitato varie collezioni (bronzetti,oreficerie,oggetti messicani,gioielli,gemme,ecc.) che oggi si trovano altrove,soprattutto al Museo degli argenti. L’aspetto odierno è risultato degli interventi settecenteschi di Zanobi del Rosso che su incarico del Granduca Pietro Leopoldo ricavò la forma ovale e ricreò la decorazione (1782).

Museo Uffizi XV parte SALA 23 di Mantengna e di Correggio

SALA 23 di Mantegna e di Correggio
Anche questa sala faceva parte dell’armeria,come ricorda  il soffitto affrescato da Ludovico Buti con officine per la produzione di armi,polvere da sparo e modelli di fortezza (1588).
Le opere in questa sala sono di pittori rinascimentali dell’Italia settentrionale,attivi tra il Quattrocento e il Cinquecento.
Andrea Mantenga fu pittore di corte a Mantova dal 1460,sotto il patrocinio dei Gonzaga,ed è considerato unanimemente il fondatore dell’arte rinascimentale lombarda,e profondo influenzatore di tutta la pittura dell’Italia settentrionale di quel periodo. In questa sala sono esposte diverse sue opere  che permettono di valutare il suo percorso artistico,come la MADONNA DELLE CAVE, il RITRATTO DI CARLO DE’ MEDICI e il TRITTICO proveniente dal Palazzo Ducale di Mantova con l’ASCENSIONE,L’ADORAZIONE DEI MAGI e LA CIRCONCISIONE ( 1460 – 1470 circa),eseguite per i Gonzaga e riunite come trittico solo nell’Ottocento.
A Mantenga ispirò Vincenzo Foppa come nella sua opera MADONNA COL BAMBINO E UN ANGELO (1480 circa) ,mentre all’altro grande protagonista del Rinascimento Luini (SALOMè CON LA TESTA DI BATTISTA)  il senese Sodomia (CRISTO TRA GLI SGHERRI). Proprio a Leonardo era attribuita anche la LEDA CON CIGNO oggi ritenuta più probabile una copia da un originale perduto od opere di un allievo. Totalmente diversa è invece la pittura del Correggio,che ha in comune con il Mantenga solo il fatto di essere stato il più importante rappresentante della scuola pittorica,quella emiliana del primo Cinquecento. Furono da lui dipinte la MADONNA COL BAMBINO TRA DUE ANGELI MUSICALE (opera della giovinezza),l’ADORAZIONE DEL BAMBINO (1530 circa) e il RIPOSO DALLA FUGA IN EGITTO CON SAN FRANCESCO (1517 circa),che testimoniano la sua grande originale anticipatrice con quasi un secolo di distacco dalla pittura barocca.
Trittico del Mantegna L'Ascensione,L'Adorazione e La Circoncisione

La Madonna delle Cave - Mantegna

La Madonna col bambino tra due angeli musicali

giovedì 4 ottobre 2012

Museo Uffizi XIV parte SALA 22 dei fiamminghi e dei tedeschi del Rinascimento

SALA 22 dei fiamminghi e tedeschi del Rinascimento
Anche questa sala ha un soffitto decorato da Ludovico Buti (1588) con vivaci scene di battaglie.
Vi sono esposti esempi in piccolo formato di pittura nordica e fiamminga,con Albrecht Altdorfer (STORIE DI SAN FLORIANO 1530 circa),Hans Holbein il Giovane (RITRATTO DI SIR RICHARD SOUTHWELL,1536 e AUTORITRATTO) e Hans Memling che fu influenzato dai pittori italiani (per esempio nella tavola della MADONNA IN TRONO). Il RITRATTODI BENEDETTO PORTINARI e il SAN BENEDETTO sono parti di un trittico smembrato,pure opera di Memling,che testimonia la spinta innovativa sul soggetto del ritratto collocato all’aperto. Furono commissionati dalla stessa famiglia fiorentina del TRITTICO PORTINARI visto nella sala di Botticelli.
Non è un caso che qui vi si trovano le opere del pittore italiano più  “fiammingo”,tanto che a volte le sue opere furono scambiate in passato per quelle dei maestri delle Fiandre,Antonello da Messina,che per primo applicò la pittura a olio in Italia,avendo modo di collocare direttamente con maestri d’oltrealpe come Petrus Christus: alcuni documenti proverebbero indirettamente questa collaborazione che comunque non è ancora accettata da tutti gli storici d’arte,nonostante ciò ha il debito stilistico fra i due pittori è senz’altro spiccato.
Storie di San Floriano di Altdorfer